U. Saba: Mio padre è stato per me "l'assassino" - Parafrasi e Analisi Del Testo

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    U. Saba: Mio padre è stato per me "l'assassino" -
    Parafrasi e Analisi Del Testo




    Parafrasi

    Mio padre è stato per me l'"assassino",
    Per me mio padre è stato l'"assassino"
    fino ai vent'anni che l'ho conosciuto.
    così ho pensato per i 20 anni in cui l'ho conosciuto
    Allora ho visto ch'egli era un bambino,
    Dopo 20 anni capì che lui er aun bambino
    e che il dono ch'io ho da lui l'ho avuto.
    e che ho avuto un dono da lui
    Aveva in volto il mio sguardo azzurrino,
    aveva i miei stessi occhi azzurri
    un sorriso, in miseria, dolce e astuto,
    un sorriso, anche nei momenti meno felici, smepre dolce e vispo
    Andò sempre pel mondo pellegrino;
    egli girava il mondo
    più d'una donna l'ha amato e pasciuto.
    e ha consociuto molte donne che lo hanno amato e dato da mangiare
    Egli era gaio e leggero; mia madre
    egli era allegro e leggero; mia madre
    tutti sentiva della vita i pesi.
    sentiva su di se invece tutti i pesi della vita
    Di mano ei gli sfuggì come un pallone.
    egli le sfuggi di mano come sfugge un pallone
    "Non somigliare - ammoniva - a tuo padre".
    e mi ripeteva sempr di nn fare mai come lui
    Ed io più tardi in me stesso lo intesi:
    e io più tardi capì le sue parole
    eran due razze in antica tenzone
    erano due persone diverse in una vecchia tensione


    METRO: sonetto (ABAB ABAB CDE CDE).

    Alcune essenziali notizie biografiche risultano utilissime per comprendere appieno questa lirica, che possiede comunque una chiarezza essenziale.
    Bisogna dunque sapere che la madre del poeta fu abbandonata dal marito, Ugo Edoardo Poli, prima che il figlio nascesse; e la donna descrisse sempre al poeta il proprio padre in termini durissimi, definendolo spesso "assassino", dato che non solo aveva distrutto la famiglia ma anche le speranze della sua giovinezza. Saba era dunque cresciuto portandosi dietro quell'immagine negativa del genitore, fino a quando, all'età di vent'anni, lo conobbe e lo scoprì straordinariamente simile a se stesso, non soltanto nei tratti fisici ma anche nella volubilità dell'animo, da cui aveva ereditato il "dono" della poesia.
    La struttura della poesia, semplice come gran parte della produzione di Saba, segue un procedimento simmetrico: alla figura paterna sono dedicate le due quartine, mentre nelle terzine è l'immagine materna a dominare. Ne emerge infine una contrapposizione fra due mentalità assai differenti, ma il recupero dell'immagine paterna non scalfisce la figura della madre: il poeta mostra infatti un senso di compassionevole amorevolezza verso questa donna oppressa dai "pesi" della vita ed incapace, per carattere e cultura, di comprendere la natura inquieta del compagno. "Anche l'ammonizione a non assomigliare al padre, pur nella sua severità, è dettata dall'amore, tanto che Saba, comprendendone la sostanza, conclude il sonetto senza formulare accuse: è stata la diversità dei temperamenti a determinare l'inevitabile distacco.


    Il tema

    Qui egli "racconta" ai lettori del padre, del suo difficile rapporto con la moglie, dell’odio di questa. C e ne rivela il carattere e sottolinea le straordinarie affinità, non solamente fisiche, che lo legavano al padre. Sottolinea la diversità di carattere fra i due genitori e l’impossibilità della loro convivenza, lo scontro di «due razze» che egli stesso avrebbe sentito, in seguito, in lotta dentro di sé.


    Intenzione comunicativa

    Saba descrive i sentimenti provati da se stesso e da sua madre nei confronti del padre. Egli racconta di come abbia sempre avuto una pessima opinione del padre, l’«assassino», come lo chiamava sua madre, ma poi, dopo i vent' anni, scoprì che buona parte del carattere paterno era passata a lui.


    Struttura del testo

    Sonetto con rima incatenata: ABAB ABAB CDE CDE; la rigida struttura metrica provoca alcune pesantezze stilistiche come le aspre inversioni («e che il dono ch’io ho da lui l’ho avuto»; «mia madre tutti sentiva della vita i pesi";) e abbondanza di parole tronche (andò, più, sfuggì,...;).


    Analisi del testo

    Nel sonetto viene sottolineato il contrasto tra leggerezza paterna e pesantezza materna, attuando un rovesciamento del ruolo maschile con quello femminile: infatti per l’autore la madre ricopriva il ruolo dell’autorità (solitamente attributo del padre) e il padre il ruolo della trasgressione. Mentre la madre sentiva tutti i pesi della vita, il padre è definito come un bambino, «dolce e astuto, gaio e leggero»; curioso e capace di stupirsi. A causa del suo comportamento trasgressivo, dell’abbandono della famiglia, dei molti viaggi e delle tante donne avute, la moglie si riferiva al marito con l’appellativo di «assassino» e incitava il figlio a non diventare come il padre.

    «Eran due razze in antica tenzone» spiega la conflittualità nel rapporto tra madre e padre, complicato dalla diversa appartenenza religiosa: la madre ebraica e il padre cristiano. Saba descrive subito l’odio che provò per il padre, usando l’aggettivo "assassino". Spiega che il dono di scrivere poesie lo ha avuto dal padre.

    Nella seconda strofa, l’autore racconta come era il padre e cosa fece: aveva gli occhi di colore azzurrino, come i suoi, un "sorriso dolce e astuto" e andò vagabondando per il mondo incontrando più di una donna che lo ha amato e mantenuto.
    Nella prima terzina, il noto poeta mette a confronto i caratteri contrastanti della madre e del padre: la madre era sempre preoccupata e pessimista, mentre il padre era sempre allegro, semplice e leggero.

    Nella seconda terzina, il poeta riporta il continuo pensiero della madre di non diventare mai come il padre; ma non andò così. Negli ultimi due versi dice che più tardi sentì dentro di sé che erano due razze in un contrasto da sempre esistito: la madre era ebrea e il padre veneziano (più pessimista l’ebreo, più ottimista il veneziano).


    Fonte: ATuttaScuola.it
     
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  2. Chi legge è merda
     
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    gaio
     
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1 replies since 26/5/2009, 13:48   20466 views
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