Ottobre difficile per il lavoro: la disoccupazione sale all'8,2%­

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    風のささやき

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    Contrariamente a quanto avvenuto in Germania e Stati Uniti, dove il tasso di disoccupazione è calato, in Italia la situazione del mercato del lavoro peggiora. A ottobre infatti il tasso di disoccupazione ha raggiunto l'8,2%. È il dato peggiore da aprile 2004. Lo rileva l'Istat che ha rivisto al rialzo il dato diffuso nelle scorse settimane (8%). I disoccupati nel mese erano quindi 2.039.000. L'occupazione è diminuita nel terzo trimestre di 508.000 unità rispetto allo stesso periodo del 2008 (-2,2%), mentre ha perso 120.000 unità rispetto al secondo trimestre del 2009. l'Istat precisa che è il calo peggiore dal '92, anno di inizio delle serie storiche, e che 386.000 posti sono stati persi nell'industria.

    I posti di lavoro persi per la crisi tra il 2008 e il 2009 , secondo il Centro studi di Confindustria, ammontano a 470mila, di cui 128mila nel 2008 e 342mila quest'anno. Nei Nuovi Scenari Economici di viale dell'Astronomia, oltre alle previsioni sul Pil si stima che ci siano altri 195mila posti a rischio tra il 2010 e il 2011, nel caso in cui «il 70% del calo delle unità di lavoro in Cig si traducesse in lavoratori riassorbiti». Gli economisti del Centro studi Confindustria stimano il tasso di disoccupazione all'8,7% nel 2010 e al 9% nel 2011. Il 2009 si chiuderà con un tasso di disoccupazione al 7,6%.

    A livello territoriale, si accentua il restringimento della base occupazionale nel Nord (-2,3 per cento, pari a -274.000 unità in confronto al terzo trimestre 2008), prosegue il calo nel Mezzogiorno (-3,0 per cento, pari a -196.000 unità), mentre nel Centro la riduzione del numero degli occupati è più contenuta (-0,8 per cento, pari a -38.000 unità). Il risultato trova ragione sia nella relativa maggiore crescita tendenziale degli occupati stranieri in questa ripartizione, sia nel sostegno fornito dal settore terziario, in particolare dai servizi alle famiglie e da taluni comparti a elevata intensità di lavoro (alberghi e ristoranti, servizi di pulizia, di viglilanza e attività professionali autonome).

    La notevole riduzione tendenziale dell'occupazione nell'industria in senso stretto (-6,1 per cento, pari a -307.000 unità) riguarda sia i dipendenti sia gli autonomi, soprattutto nelle regioni settentrionali. Le costruzioni accentuano la tendenza discendente emersa lo scorso trimestre, con un calo degli occupati del 4 per cento (pari a -79.000 unità), diffuso nell'insieme del territorio nazionale. Il terziario segnala una nuova riduzione tendenziale dell'occupazione (-0,6 per cento, pari a -97.000 unità), a sintesi del continuo calo degli autonomi e della sostanziale stabilità dei dipendenti.

    Infine, l'Istat segnala che il calo riguarda in particolare i dipendenti a termine (-220.000 unità) ma anche i collaboratori coordinati e continuativi e occasionali (-42.000 unità), gli autonomi (-136.000 unità), soprattutto quelli con un'attività artigianale o commerciale; dall'altro, una riduzione dei dipendenti a tempo indeterminato (-110.000 unità), concentrata nelle imprese di più ridotta dimensione. In base alla tipologia di orario, il calo dell'occupazione riflette l'accentuata riduzione degli occupati a tempo pieno (-449.000 unità) e, in misura più ridotta, la flessione di quelli a tempo parziale (-59.000 unità).

    fonte: Il sole 24 ore
     
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