Intervista Machine Head

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    07-04-2010


    MACHINE HEAD - La Fine Di Un Ciclo

    I Machine Head hanno visto il baratro. Hanno avuto una rivelazione. Hanno avuto la forza di rialzarsi, e di riprendersi ciò che a loro spetta. Non senza difficoltà è chiaro, ma con la forza d'animo di chi sa quello che vuole. Il periodo più intenso di uno dei gruppi più importanti del metal dei giorni nostri è giunto a una svolta con la fine del lungo ciclo di tour a supporto del capolavoro "The Blackening", che giunge in Italia per l'ultima volta durante il "The Black Procession Tour". Ne abbiamo approfittato per sederci al tavolo con Dave Mc Clain, e approfondire il periodo cruciale che hanno vissuto i Machine Head nel passato recente, tentando di scoprire cosa riserverà il futuro prossimo. Ecco la trascrizione della nostra chiaccherata...

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    CHE E’ SUCCESSO AGLI ALL SHALL PERISH, CHE HANNO LASCIATO IL TOUR SENZA UNA MOTIVAZIONE PRECISTA?
    “A quanto ne so il loro chitarrista ha lasciato la band qualche settimana prima dell’inizio del tour. Per una band come gli All Shall Perish, così tecnica, non è facile recuperare qualcuno all’ultimo momento per un tour, quindi sono stati costretti a cancellare la loro apparizione, loro malgrado”.

    ANCHE GLI HATEBREED SONO STATI COSTRETTI A SALTARE QUALCHE DATA…
    “Per loro è stata un’emergenza medica, sono cose che succedono”.

    CHE CI DICI DELLE CONDIZIONI FISICHE DI PHIL? L’ULTIMA VOLTA E’ STATO MALE PROPRIO SUL PALCO DELL’ALCATRAZ…
    “Sta bene. E’ stata una combinazione di stress, qualche malanno derivante dalla vita da tour. Dopo i fatti di qualche tempo addietro ha imparato a prendersi cura di sé in maniera più attenta, mentalmente e fisicamente, e i risultati si vedono”.

    “THE BLACKENING” E’ STATO PUBBLICATO ORMAI TRE ANNI FA, E QUESTO E’ L’ULTIMO TOUR A SUPPORTO DELL’ALBUM. PENSATE DI PRENDERVI UNA LUNGA PAUSA?
    “Pensiamo che questo sia il momento giusto per scrivere un nuovo disco. Ci prenderemo un paio di settimane per noi stessi certo, ma vogliamo metterci subito al lavoro. Non sarà una cosa che ci occuperà 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Vogliamo prenderci tutto il tempo necessario, abbiamo dovuto rifiutare richieste da molti festival importanti, e anche da gruppi come i Metallica, ma l’abbiamo fatto non per pigrizia, ma perché è tempo per i Machine Head e per i fan dei Machine Head di avere un nuovo disco. Non abbiamo una deadline precisa, ma vi posso garantire che non dovrete aspettare quanto avete dovuto per ‘Chinese Democracy’ dei Guns!”.

    SAI QUANTE DATE AVETE FATTO IN SUPPORTO A “THE BLACKENING”?
    “Sicuramente più di 300… attorno alle 350”.

    MI CONFERMI CHE PUBBLICHERETE UN DVD CHE DOCUMENTERA’ QUESTO CICLO DI TOUR?
    “E’ vero, abbiamo registrato da quando eravamo in studio fino ad oggi. Abbiamo documentato la vita di tutti i giorni, e i concerti in ogni lato del globo. In questo periodo sono successe davvero molte cose, quindi sarà faticoso decidere cosa includere per sintetizzare un percorso così intenso. Ti dirò, non vedo l’ora io stesso di vedere quei filmati”.

    VISTO CHE STIAMO PARLANDO DI TOUR: C’E’ QUALCOSA CHE NON PUOI FARE A MENO DI PORTARTI NELLA BORSA QUANDO DEVI PARTIRE?
    “Il mio laptop e il mio iPhone, non mi serve altro. Non sono un maniaco dei social network, ma Skype è un modo fantastico per stare in contatto con le persone importanti”.

    “THE BLACKENING” E’ STATO UN SUCCESSO INCREDIBILE DI CRITICA E PUBBLICO: COME CI SI SENTE A DOVER PAREGGIARE UN ALBUM TANTO VALIDO?
    “E’ difficile immaginare che tutto quello che è successo con ‘The Blackening’ possa capitare di nuovo. Se parliamo dell’ambito strettamente musicale, in quel caso siamo confidenti di poter scrivere un album allo stesso livello. Da ‘Through The Ashes’ l’alchimia tra di noi è spettacolare, e con tutta la libertà di cui possiamo godere in questo momento, con la voglia e l’ispirazione che c’è nell’aria, potremo far nascere un’interessante combinazione degli ultimi dischi”.

    COME FATE, DOPO TUTTI QUESTI ANNI, AD ESSERE ANCORA COSI’ AFFAMATI?
    “Lo siamo perché ci è stato tolto tutto ad un certo punto. Prima di ‘Through The Ashes’ siamo rimasti senza un contratto discografico per un periodo significativo. Ci è stato tolto tutto quello che avevamo, quindi ora che l’abbiamo ottenuto di nuovo non possiamo che apprezzarlo di più. E’ come un bambino che ha tutti i giocattoli che vuole, non li apprezzerà davvero. Se devi lottare per avere qualsiasi cosa l’apprezzerai e la godrai appieno. Non puoi dare per scontato avere 200, 300, 500 persone tutte le sere ai tuoi shows. Oggi per noi quattro è fantastico, soprattutto sapendo che ci siamo sudati il risultato”.

    COM’E’ LA VOSTRA RELAZIONE CON LA ROADRUNNER OGGI? VI SENTITE UNA PRIORITA’?
    “Siamo stati scaricati dalla Roadrunner e siamo stati messi sotto contratto nuovamente dalla Roadrunner con ‘Through The Ashes’. So che ci sono gruppi più grossi dei Machine Head nell’etichetta, ma abbiamo firmato di nuovo per loro perché sappiamo che c’è gente nello staff che pensa ai Machine Head tutti i giorni. Il problema più grosso c’è stato con la sezione americana dell’etichetta, che è quella che ha aspettato di più per rimetterci sotto contratto. Ora le cose vanno alla grande anche con Roadrunner US, abbiamo la loro fiducia e loro la nostra, e il contratto che ci lega è migliore per entrambi. Abbiamo la completa e totale libertà nei riguardi di quello che facciamo”.

    DOPO TUTTI QUESTI ANNI PUOI VEDERE LE COSE NELLA GIUSTA PROSPETTIVA: VISTO CHE NON LO HAI ANCORA CITATO, PENSI CHE ‘SUPERCHARGER’ SIA STATA UNA MOSSA SBAGLIATA PER I MACHINE HEAD?
    “Tutto quello che fai nella vita ha una motivazione. Quel disco, in quel contesto temporale, a parer mio può essere considerato un buon disco. Allo stesso tempo posso confermarti che non è un buon disco firmato Machine Head. Ci sono molte canzoni che non erano canzoni à la Machine Head, è una lezione che abbiamo imparato nella maniera più dura. Siamo i Machine Head, non la band di ‘Supercharger’, non saremo mai passati in radio come i Nickelback, non siamo quel genere di gruppo. Oggi questa cosa ci è chiara, non ripeteremo lo stesso errore una seconda volta. Ci sono canzoni che suoniamo ancora oggi dal vivo, ‘Bulldozer’ è una gran bella canzone e ‘Blank Generation’ è una delle mie preferite di sempre”.

    ABBIAMO SENTITO LA VOSTRA COVER DI “FUCKING HOSTILE” PER IL RECENTE TRIBUTO A DIMEBAG DARREL: PERCHE’ AVETE SCELTO QUELLA CANZONE?
    “Io avrei voluto coverizzare ‘Strenght Beyond Strenght’, ma siccome tutti gli altri hanno urlato a gran voce ‘Fucking Hostile!’ non ho potuto fare altro che adattarmi. Siamo fieri di aver partecipato a quel disco, i Pantera sono un gruppo che ha dato moltissimo al metal e a tutti i componenti del gruppo, è quindi una bella cosa per noi omaggiarli in questo modo: non abbiamo voluto cambiare quasi niente di una canzone perfetta in ogni senso”.

    ROB HA DICHIARATO CHE I MACHINE HEAD SONO STATI VICINI ALLO SCIOGLIMENTO, A CAUSA DI FORTI TENSIONI TRA LUI E ADAM. COME HAI REAGITO IN QUESTA SITUAZIONE FORTEMENTE CRITICA?
    “Quando stai in un gruppo per così tanto tempo è come un legame di sangue, come un matrimonio in un certo senso. Ci sono problemi, molti problemi, molta polvere sotto il tappeto. Per fortuna sono riusciti a risolvere nel migliore dei modi, andando in terapia e facendosi aiutare da uno psicologo, hanno tirato fuori quello che non andava e sono riusciti ad aggiustare parecchie divergenze. La mia reazione? Non mi sorprendo di nulla oramai, ho visto di tutto, dalle vette più esaltanti ai baratri più deprimenti. Ho cercato di essere positivo, di dare il meglio a entrambi, di non intromettermi nelle questioni personali. Le cose ora sono decisamente migliori”.

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    Fonte:metalitalia
     
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