L'Apologia di Socrate - Capitolo 7

capitolo VII, Platone

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  1. punKt89
     
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    L’APOLOGIA DI SOCRATE
    Capitolo VII

    Socrate continua la sua ricerca: i poeti (1)




    Platone, Ap. di Socr., VII 21d-22a




    TRADUZIONE:

    Già dopo queste cose io andai oltre, accorgendomi con dolore e con spavento
    che ero odiato ma tuttavia mi sembrava essere necessario tenere nel maggiore
    conto soprattutto il responso del dio. Bisogna andare, indagando che cosa dice
    l’oracolo, da tutti quelli che sembravano sapere qualcosa. E per il cane!, o
    uomini ateniesi, - infatti bisogna dire a voi la verità -, ecco che cosa mi capitò:
    coloro che avevano maggior fama, sembravano quasi i più in difetto a me che
    ricercavo secondo la volontà del dio, uomini più dotati quanto saggezza.
    Bisogna proprio che vi esponga il mio vagabondare come di uno che si
    assoggettò a fatiche affinché l’oracolo divenisse per me inconfutabile. Dopo i
    politici io andai dai poeti sia quelli delle tragedie che quelli dei ditirambi e
    anche gli altri, come per sorprendere sul fatto me stesso che ero più ignorante
    di loro.


    L’APOLOGIA DI SOCRATE
    Capitolo VII

    Socrate continua la sua ricerca: i poeti (2)



    Platone, Ap. di Socr., VII 22b-c




    TRADUZIONE:

    Prendendo le opere di questi, le quali mi sembravano essere state elaborate da
    loro con maggiore cura, chiesi loro che cosa avessero voluto dire, affinché io
    potessi capirlo da loro. Io mi vergogno nel dire, o uomini ateniesi,la verità:
    tuttavia devo dirla. Per così dire, quasi tutti i presenti tra loro dicevano il
    meglio su ciò che essi stessi avevano scritto. Capii in conclusione anche a
    proposito dei poeti, in breve tempo questo, che non per sapienza facevano quel
    che facevano, ma per una capacità naturale ed in preda ad ispirazione divina ,
    come i profeti e gli indovini; anche questi infatti dicono molte e belle cose, ma
    non sanno nulla di ciò che dicono. Mi sembrò che anche i poeti si trovassero in
    una tale condizione e contemporaneamente mi accorsi che essi credevano di
    essere, grazie alla poesia, uomini sapientissimi anche in altre cose in cui non lo
    erano. Me ne andai da lì pensando tra me di superarli per lo stesso motivo dei
    politici.



    Fonte: Studenti.it
     
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