G. Verga: I Malavoglia - Riassunto e Analisi Del Testo

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  1. punKt89
     
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    G. Verga: I Malavoglia - Riassunto e Analisi Del Testo




    Riassunto

    Il romanzo narra le vicende della famiglia Toscano, detta i Malavoglia, che abita il piccolo paese di Acitrezza da diverse generazioni. Il nucleo familiare di tipo patriarcale è composto, prima dal nonno, Padron ‘Ntoni, poi dal figlio Bastianazzo e dalla moglie Maruzza, detta la Longa ed infine dai nipoti: ‘Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia. Le uniche ricchezze della famiglia sono, la “casa del nespolo” , da loro abitata, e la barca chiamata “Provvidenza”, unica fonte di reddito. Le disgrazie dei Malavoglia, cominciano con la partenza alle armi di ‘Ntoni, che determina la mancanza di due forti braccia per il lavoro della “Provvidenza” . Per colmare le difficoltà economiche, Padron ‘Ntoni si convince ad acquistare a credito un carico di lupini che, mediante la Provvidenza, deve far giungere a Riposto. Ma, a causa di una violenta tempesta, la Provvidenza naufraga, va perduto il carico di lupini e con esso anche la vita di Bastianazzo. La famiglia Malavoglia è sconvolta dal dolore, ma non si rassegna e per far fronte al debito dei lupini decide di lavorare per Padron Cipolla. Dopo il rientro di ‘Ntoni, questa volta è Luca a intraprendere il servizio di leva, ma con risvolti tragici, poiché morirà nella battaglia di Lissa. La famiglia è di nuovo in ginocchio , anche perché gli viene sottratta a causa dei debiti la casa del nespolo e per porre rimedio alle precarie condizioni economiche, è costretta a vendere la barca, da poco pronta per il mare. Nonostante il dolore enorme di Padron ‘Ntoni, è ‘Ntoni ad incrementarlo ancora di più.
    Egli, infatti, mira a ben altra vita da quella che per lui, invece, riserva la tradizione di famiglia. Ma le sue ambizioni vengono presto vanificate , poiché frequentando cattive compagnie si da al contrabbando e finisce in galera ed in più sua madre, Maruzza la Longa, muore di colera. Ma le disgrazie dei Malavoglia non sono ancora giunte al termine, infatti Lia, travolta da uno scandalo, fugge di casa e finisce col diventare una prostituta. Anche Mena a causa delle vicende familiari è costretta a rinunciare al matrimonio con l’amato “compare” Alfio. Infine l’agonia della famiglia Trizzota termina con la morte per malattia di Padron ‘Ntoni. Sarà Alessi a riscattare la casa del nespolo, gesto che non servirà a nulla poiché la famiglia Malavoglia è ormai distrutta.


    Analisi Testuale

    Titolo

    Il titolo lascia supporre che l'intero romanzo tratti di un certo gruppo di persone, e in particolare di un gruppo famigliare ben definito (dal nome). Si può dunque pensare che la vicenda raccontata sia la vicenda, più o meno dettagliata, di questa famiglia.


    Stile narrativo

    Il narratore parla in terza persona e dà l'impressione di essere esterno alla vicenda. Tuttavia, l'uso di particolari formule definisce questo narratore in maniera assai precisa, perché mentre descrive la situazione egli dà anche dei giudizi personali ed esprime la propria cultura. È il caso di espressioni quali «com'era giusto» o «di quel settembre traditore che vi lascia andare un colpo di mare tra capo e collo, come una schioppettata tra i fichi d'india», che riportano direttamente il lettore all'esperienza e alla cultura del luogo in cui è ambientata la vicenda.

    Il narratore dà così per scontato che il lettore conosca già l'ambiente della vicenda, le espressioni linguistiche del popolo, e addirittura anche i personaggi, che non introduce in alcun modo e di cui parla con i soprannomi con i quali sono conosciuti nel paese. In tal modo, il lettore è chiamato a diventare parte della vicenda, come fosse un abitante del luogo.


    Campi semantici

  2. I rumori, i suoni: nel primo paragrafo domina il rumore del vento che s'era messo a fare il diavolo; il mare che muggisce; la schioppettata del settembre traditore; i monelli che vociano e fischiano. Il secondo paragrafo, invece, crea un contrasto col primo con la figura di Maruzza che non diceva nulla: un silenzio, questo, che mostra il dolore e la preoccupazione del personaggio, ma anche l'impotenza dell'essere umano di fronte alle forze della natura.


  3. Il movimento: tutto si muove in questi due paragrafi, dal vento che s'era messo a fare il diavolo e a scuotere le imposte, al mare agitato, all'immagine delle barche in mare con il diavolo in poppa, alla Longa che andava di qua e di là, per la casa e pel cortile, che pareva una gallina quando sta per far l'uovo.



  4. Similitudini e modi di dire

    Come s'è detto sopra, il narratore utilizza numerose espressioni e molti modi di dire che denunciano la sua cultura.

    Eccone un elenco:
    - il vento s'era messo a fare il diavolo, come se sul tetto ci fossero tutti i gatti del paese
    - pareva ci fossero riuniti i buoi della fiera di S. Alfio
    - peggio dell'anima di Giuda
    - settembre traditore che vi lascia andare un colpo tra capo e collo, come una schioppettata tra i fichi d'india
    - pareva ci avesse il diavolo in poppa
    - pareva una gallina quando sta per far l'uovo
    La cultura del narratore è popolare: lo dimostrano i riferimenti agli animali d'allevamento (i buoi, le galline), al diavolo come spauracchio collettivo, al paese con i suoi luoghi e momenti di ritrovo (l'osteria, la caccia, ecc).

    Osservazioni conclusive:

  5. Assieme a Luigi Capuana, Giovanni Verga è il padre del Verismo, il movimento italiano che traduce nel contesto e nella cultura della penisola il Naturalismo francese, di cui fu promotore Emile Zola. Seguendo questa poetica, il romanzo è «lo studio sincero e spassionato» (citazione tratta dalla prima frase della prefazione all'edizione originale del romanzo) della ricerca del benessere da parte di una famiglia, i Malavoglia appunto (la citazione è tratta dalla prefazione al romanzo), le cui vicende vengono seguite da parte di un narratore il più possibile obiettivo (parla in terza persona), ma anche il più vicino possibile alla cultura e alla mentalità dei personaggi (è "calato" nella cultura dei personaggi). Questo studio si svolge nel più puro spirito positivista, tipico della fine dell'Ottocento, secondo cui ogni fenomeno (anche sociale) è analizzabile, riconducibile a leggi precise, e quindi riproducibile sperimentalmente. Da questo punto di vista il romanzo diventa come un vero e proprio laboratorio d'analisi, in cui far muovere i personaggi-burattini a seconda dello studio umano e sociale che vuol fare lo scrittore.


  6. Il rapporto tra autore e narratore è quindi particolare: da un lato abbiamo un autore, il Verga, colto e di provenienza agiata; dall'altro un narratore che, per cultura ed esperienze, condivide la mentalità dei protagonisti popolani, i Malavoglia. Si capisce che la ricerca formale (linguistica e narratologica) sia molto importante in questo romanzo, e che sia frutto di uno studio attento, di un tentativo di ricostruzione intellettuale. È questo il significato di tutte le similitudini e i modi di dire di cui è pieno il testo, tanto più che il verismo si distingue dalle altre correnti europee proprio per l'interesse verso la vita multiforme delle popolazioni contadine nelle diverse realtà regionali.


  7. D'altra parte, i campi semantici del rumore e del movimento presenti nel passo analizzato mostrano bene quanto importante sia stata, per il Verga, anche la ricerca stilistica che potesse caricare il testo di forti emozioni. Assieme a Maruzza La Longa, personaggio quasi sconosciuto ma nel quale già ci si immedesima, il lettore prova l'angoscia del disastro temuto. Il movimento di tutta la scena rende molto bene il senso di catastrofe naturale e umana veicolato dal testo, così come il silenzio della Longa, accanto al frastuono del vento e del mare, mostra l'impotenza dell'uomo davanti alle forze del destino.



  8. Fonte: Letteratour.it
     
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0 replies since 25/2/2009, 23:05   11908 views
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